Remo Guerrini – L’estate nera

978-88-541-5349-3

Ciao a tutti!

Finalmente vi parlo del libro che mi ha tenuto compagnia durante le vacanze estive, e che ho adorato!

Il libro in questione è “L’estate nera” di Remo Guerrini, uscito nel 2013 con la casa editrice Newton Compton.

Lo avevo già notato, un giorno che ero alla ricerca di qualche e-book da comprare, e l’avevo salvato nella lista dei desideri. Poco prima di partire mi sono accorta che era tra quelli in promozione del mese, e l’ho considerato un segno del destino. 🙂

Amo le storie con diversi personaggi, che si intersecano tra di loro e offrono diversi punti di vista, e dalla descrizione prometteva bene: l’estate raccontata nel libro è quella del 1962. Più precisamente è l’estate di cinque bambini che vivono in un piccolo paese nel Monferrato. Sono bambini molto diversi tra loro, per estrazione sociale e carattere, ma accomunati da un odio apparentemente immotivato per Beniamino, lo “scemo del villaggio”.

Lo odiano a tal punto da decidere di ucciderlo, studiando un piano. Qualcosa va storto però, perché quel piano non verrà mai messo in pratica. Nonostante ciò, trent’anni dopo saranno costretti a ritornare sui propri passi, in quel paesino, a quella estate sepolta dai ricordi e da una vita che ha regalato, ad ognuno di loro, destini diversi e lontanissimi.

Il libro è diviso in due parti: “giugno 1962” e “ottobre 1991”. Non so sei sia voluto, ma il libro è diviso esattamente a metà: il mio Kindle segnava un avanzamento del 50% alla fine della prima parte.

La prima parte è quella che ho preferito: i personaggi vengono introdotti poco alla volta, con estrema cura, attraverso episodi, piuttosto che descrizioni. I personaggi sono tanti, così come gli episodi che li riguardano. Più volte ho avuto la sensazione di scene inutili, poco pertinenti al fine della storia: sensazione che è sparita andando avanti nella lettura.

Nonostante si svolga in un’epoca passata, e che io non ho mai vissuto, riesce a creare nella mente del lettore immagini precise, fin nei minimi dettagli. L’epoca stessa diventa un personaggio del libro, e come tale non potrebbe essere diversa.

Fa riflettere anche su una questione che gli scrittori spesso si pongono (e chi non se la pone pecca, secondo me, di presunzione): si può parlare (bene) di un periodo senza averlo vissuto? Secondo me no, e questo libro ha rafforzato la mia idea.

Anche il luogo della storia non è casuale: lo stesso autore ci tiene a precisare che, sebbene esista un paesino nel Monferrato che si chiami Altavilla, il luogo della storia è inventato. L’importante è che sia chiaro che si tratti di provincia, con la morfologia tipica della zona.

La storia scorre abbastanza veloce: quasi da subito è chiara l’antipatia dei personaggi nei confronti di Beniamino, così come i loro intenti. L’autore, tuttavia, fa davvero desiderare il momento in cui finalmente succede qualcosa, ma non basterà arrivare alla fine della prima parte per sapere quando e come verrà messo in pratica il piano.

Per questo motivo la seconda parte si carica ancora di più di aspettative: aspettative che non riguardano solo i personaggi, che il lettore ha conosciuto a fondo da bambini, e che inevitabilmente sono cresciuti. Ma anche aspettative su quello che succederà dopo trent’anni e su cosa è successo veramente quella giornata di giugno del 1962.

Il lettore non solo dovrà aspettare la fine del libro per sapere la verità, ma si renderà presto conto che anche immaginare eventuali svolgimenti è inutile, dato che, pagina dopo pagina, ci sarà un elemento in più a sconvolgere tutto. Ci si sente completamente nelle mani dell’autore. Una sensazione del genere non mi capitava da non so nemmeno quanto tempo: già per questo motivo è un libro che DEVE essere letto.

La seconda parte, rispetto alla prima, risulta molto più veloce: i protagonisti già li conosciamo, si tratta di conoscere cosa sono diventati. Anche qui si passa per fatti, più che per descrizioni. Fatti che si susseguono in maniera sempre più veloce, fino a un epilogo inatteso, originale, imprevedibile, ma forse per questo anche leggermente deludente. Deludente perché non è uno dei mille finali che il lettore si immagina.

Ma come ho già detto, l’autore non vuole che il lettore si faccia idee che potrebbero anche avverarsi: vuole sorprenderlo fino all’ultimo, e ci riesce benissimo.

Personalmente non amo il genere “pulp”, o meglio, non amo scene troppo pulp, di cui il libro è farcito (a partire dal primissimo capitolo). Ma ribadisco quanto detto prima: nulla è lasciato al caso, e anche le scene forti hanno uno scopo.

Una volta finito il libro, si fa fatica a trovare difetti: semmai viene voglia di riscrivere la storia e provare a dare finali diversi, svolgimenti diversi. Ma non perché non sia bello il finale scelto dall’autore. I personaggi e le storie che si costruiscono tra di loro si auto-alimentano pagina dopo pagina, cambiano con il cambiare dei fatti, assumendo sfumature e contorni ogni volta nuovi e originali. Non si può evitare di chiedersi come sarebbero andate le cose se anche un solo elemento all’interno del libro fosse diverso.

O cosa cambiare per veder realizzato il finale che ognuno di noi sperava. 🙂

Non so se fosse questo il vero scopo dell’autore, ma è sicuramente un altro motivo in più per amare questo libro.

Sono riuscita a incuriosire anche il mio compagno, che ha deciso di leggerlo solo per i toni entusiastici con cui gliel’ho descritto!

Infine, mi tocca anche confessare una cosa, fare “mea culpa”. Comprare i libri per il Kindle, come spiegavo nel post dedicato, è un’esperienza diversa. Il tutto succede su un sito, dove hai “tra le mani” la sinossi e qualche recensioni, piuttosto che il volume stesso. La copertina appare piccola; non avevo fatto caso alla casa editrice, fino a quando non mi è arrivata la mail con il riepilogo degli acquisti,

Non ho nulla contro la Newton Compton, ma avendo già letto diversi libri loro, mi ero fatta un’idea precisa della loro offerta: libri facili da leggere, per un lettore che sa cosa vuole. Libri che sfruttano le tendenze del momento (come i romanzi rosa e le saghe storiche) per offrire una vastissima scelta in merito. Un’ottima scelta aziendale, sicuramente la loro “mission”.

Quindi, ribadisco che non li ritengo libri brutti, ma pensavo di trovarmi di fronte a un libro senza infamia e senza lode (aiutata anche dal prezzo veramente basso per un buon libro recente).

Dopo aver letto questo libro ho cambiato completamente approccio al mio metodo di selezionare libri da leggere. Continuo a guardare da quale casa editrice provenga, ma solo per eliminare libri che sono frutto dell’editoria a pagamento (della quale parlo abbondantemente qui).

Dal libro è stato tratto un film, “Eppideis”, che credo sia ancora in produzione.

Allora, quante persone ho convinto a leggerlo? Aspetto i vostri riscontri!

 

Giovanna

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