Vanessa Barbara – La lunga notte del signor Otto

La lunga notte del signor Otto_

Ciao a tutti!

Rieccomi con un libro appena finito: “La lunga notte del signor Otto”, di Vanessa Barbara. In Italia è pubblicato da Corbaccio.

L’ho comprato dopo una lunga ricerca su Amazon: era da un po’ che non andavo in libreria, e ho cercato di spulciare tra le novità on-line.

Di questo mi hanno incuriosito i toni entusiastici con cui veniva descritto: Ironico, spiritoso, leggero e assurdo: un esordio folgorante!

Il protagonista è il Signor Otto, che improvvisamente si ritrova vedovo: la moglie Ada muore una mattina, subito dopo colazione, senza il minimo preavviso.

Il libro inizia proprio con il protagonista che racconta delle loro abitudini, della vita quotidiana, scandita da giardinaggio, dibattiti sui documentari che passano in tv, pettegolezzi del vicinato.

Ed è proprio il vicinato che incute timore ad Otto: prima, ad occuparsi delle relazioni con esso, era la moglie.

Pensa quindi di barricarsi in casa, deciso ad avere meno contatti possibili con il mondo esterno.

Il vicinato è composto da personaggi molto diversi tra loro, tutti caratterizzati da particolari aspetti del carattere, al fine di renderli assurdi e improbabili: c’è la ragazza ossessionata dall’antropologia, il vecchietto giapponese convinto di essere ancora in guerra, la  dirimpettaia che non fa altro che battere a macchina, in pantofole di stoffa.

E poi c’è un farmacista fissato con gli effetti collaterali dei farmaci e un postino che perde più buste di quelle che consegna.

All’inizio questa atmosfera surreale, onirica, fatta di descrizioni infantili (la casa del signor Otto viene sempre presentata come “la casa gialla”), personaggi avvolti da una nube di stravaganza, aneddoti apparentemente casuali, non mi dispiaceva. Dava l’impressione di leggere tanti piccoli racconti, che ci si aspetta portino comunque a costruire meglio l’intreccio, a preparare la storia, il momento in cui succederà qualcosa.

In realtà per più di metà del libro (che comunque è abbastanza breve) non è chiaro né il motivo della storia, né il perché di tutti quegli aneddoti: bisognerà aspettare un bel po’ prima di scoprire che Otto sospetta che il vicinato gli nasconda qualcosa.

Decide di chiedere a una delle vicine, ma questa ribadisce che è tutto a posto e che nessuno sta nascondendo segreti.

Un segreto però c’è: il lettore lo scopre alla fine, in poche pagine. Pagine che non vedono Otto alla presa con indagini e ipotesi. Infatti Otto, oltre a domandare alla vicina, non fa altro.

Il lettore quindi, dopo pagine su pagine di aneddoti, storie riguardanti il vicinato, episodi assurdi, digressioni, spera di poter trovare un senso a tutto ciò, e magari arrivare, passo dopo passo, a una soluzione insieme a Otto (come nella migliore tradizione dei gialli).

Invece Otto rimane all’oscuro, e il lettore viene informato di quanto è successo, del segreto che il vicinato nasconde, nella stessa maniera utilizzata dall’autrice per il resto del libro: sotto forma di aneddoto assurdo e onirico narrato da uno dei personaggi.

Si percepisce anche un legame con la morte della moglie, ma non convince del tutto: sembra che l’autrice voglia chiudere il cerchio della storia a tutti i costi, lasciando fuori però Otto, che non risulta nemmeno un burattino manovrato, bensì un bambolotto inanimato, statico, passivo. Ricorda molto un nano da giardino: tanto graziosi quanto inutili.

Peccato, perché l’idea era buona, e alcuni pezzi qualche emozione la suscitano: ma per il resto l’ho trovato molto deludente.

Non posso nemmeno dire di aver comunque goduto del gusto della narrazione presente in tutti gli aneddoti e gli episodi che compongono il libro, perché dopo poche pagine lo stile è chiaro, e gli stratagemmi che l’autrice usa per rendere il tutto assurdo e stravagante diventano noiosi e ripetitivi.

Probabilmente questo libro lo si può paragonare a un quadro astratto: o lo si odia o lo si ama. 🙂

Giovanna

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