Buon venerdì sera a tutti!
Rieccomi con un nuovo post, dedicato a un libro iniziato e finito in giornata.
“L’ombelico di Giovanna”, infatti, lo si può considerare un racconto più lungo del solito: 144 pagine che si svoltano con estremo piacere.
In Italia è pubblicato da ISBN edizioni.
Ho comprato questo libro attirata da una promozione, che lo offriva al prezzo di un caffè (lo so, faccio molto Giorgio Mastrota così). Inoltre dello stesso autore avevo già letto “Mama Tandoori “, e sebbene non si possa considerare un romanzo vero e proprio (ma il racconto semiserio della sua vita) l’ho trovato ben scritto, divertente e originale.
Dell’autore mi ha incuriosito anche la sua storia: nato a Bombay, ha vissuto in Italia e successivamente in Olanda.
Infine, mi tocca ammettere di aver ceduto alla vanità di un libro con il mio nome nel titolo: non è un nome diffuso, diciamo proprio che non va per niente di moda, e mi fa sempre piacere quando viene scelto! 🙂
Tornando alla storia: siamo nell’estate del 1945, nella calda e afosa Puglia. Giovanna e le sue sorelle si stanno contendendo un costume da bagno: nessuna e disposta a cederlo, e a furia di tirarlo, tra un litigio e l’altro, si strappa.
Quello che era un costume intero diventa un capo ormai inutilizzabile per le sorelle. Ma non per Giovanna, che decide di indossarlo comunque e andare in spiaggia. Cuce giusto qualche bottone e qualche asola, per evitare che si sposti.
Sulla spiaggia c’è anche Ezio, pronto a godersi anche lui la bella giornata estiva.
L’impressione che il lettore si fa sui due protagonisti, una volta raggiunta la spiaggia, cambia: Ezio, che appariva timido e riservato si precipita da Giovanna, iniziando una corte spietata e sfacciata. Persino il fratello di Ezio è stupito ed arrabbiato per il gesto audace.
Giovanna, che con il suo bikini d’avanguardia (verrà inventato e sdoganato molti anni dopo) sfidava il mondo e gli sguardi curiosi, si rivela timida e dubbiosa.
Infatti, quando Ezio le chiede di sposarla, dopo un’estate passata insieme, lei rifiuta, con molta sorpresa di tutti.
Per riprendersi dal dolore, Ezio si trasferisce al nord, in Trentino, dove coltiverà mele per tutta la vita. Giovanna invece rimarrà ancorata al suo paesino, collezionando una delusione dietro l’altra, e ripensando continuamente a quella proposta, a quell’estate passata con Ezio, a quella felicità che non aveva più provato.
Il libro inizia con il tentativo, da parte di Giovanna, di tornare indietro a quell’estate, di recuperare il rapporto con Ezio, sebbene siano passati cinquant’anni..
Ovviamente il lettore subito si chiede come andrà a finire la storia, se si rivedranno oppure no: soprattutto ci si chiede come potrà svilupparsi la storia in poche pagine.
Curiosità che svanisce poco dopo, perché il lettore sarà pienamente soddisfatto dal modo con cui l’autore racconta una vicenda tutto sommato semplice, con poca azione, pochi personaggi, pochi luoghi: fa in modo che il lettore sia coinvolto da sentimenti che non vengono mostrati, ma che vengono generati nel lettore, facendolo immedesimare al massimo nella storia, grazie a pochi ma ben distribuiti elementi (come ad esempio l’ombelico – leitmotiv di tutta la storia).
Un racconto che si legge non con la curiosità di come andrà a finire, ma con la voglia di godersi la scrittura dell’autore, che ancora una volta si dimostra bravo a prescindere dalla storia che racconta.
Un’abilità che ogni scrittore vorrebbe avere, non trovate?
Giovanna
Pure questo autore non conoscevo, voglio segnarmelo!