Ciao! Eccomi qui con l’ultimo libro letto: si tratta di “Inutili omicidi” di Filippo Avigo.
Il blog mi ha portato a conoscere numerosi autori, con i quali ho scambiato pareri e opinioni su libri e sul mondo dell’editoria in generale. Uno di questi è proprio Filippo Avigo.
Ho comprato il suo libro dopo aver parlato con lui, invogliata anche dal prezzo decisamente onesto.
Il libro in questione è il romanzo d’esordio dell’autore. Mi piace molto leggere romanzi d’esordio, penso possano dire tanto sia dell’autore, ma anche della casa editrice che lo pubblica.
L’inizio del libro è un ottimo esempio di inizio in medias res (letteralmente, “in mezzo alle cose”): il protagonista, Alberto Costanzi, giornalista di Bologna, si ritrova in una libreria molto affollata, dove sta per essere presentata l’ultima fatica letteraria dello scrittore del momento, Fabrizio Ascari.
Oltre a Costanzi possiamo fare subito la conoscenza di tutti i personaggi chiave del libro: Gisella, collega di vecchia data; Giulia e Stefania, due fan sfegatate di Ascari; Lorenzo Padovani, scrittore pure lui.
All’arrivo di Ascari ci si accorge che non sta tanto bene: fatica a parlare, è confuso, balbetta.
Il giorno dopo viene ritrovato morto, in una maniera molto grottesca e allegorica. Da questo momento partiranno una serie di indagini, che coinvolgono i protagonisti citati sopra, ultime persone ad aver interagito con il povero malcapitato.
Un giallo ambientato nel dorato mondo dei libri, con personaggi che vivono di libri: nell’epilogo, con la presa di coscienza dell’assassino, ci si può ritrovare un chiaro messaggio che ci appartiene, delle idee e dei pensieri che chiunque ami i libri, i buoni libri, non può che condividere.
Certo, i buoni libri: ma cosa si intende, con buoni libri?
La risposta varia in base a chi viene posta la domanda: per un editore o un libraio, un buon libro è quello che vende, a pari di un buon taglio di prosciutto o di una giacca alla moda. Non crede che il libro debba essere portatore di messaggi o di speranze per il futuro. Deve essere portatore di soldi.
Per uno scrittore un buon libro è il proprio. Punto. Tutto il resto è noia (o oggetti utili a tenere fermi i tavolini).
Per un editor un buon libro è quello che senza il proprio aiuto non potrebbe essere scritto. Non esistono scrittori, esistono persone portate per la scrittura, con belle idee ma bisognose di un editor. Di un bravo editor.
Per un lettore un buon libro è quello che rapisce, coinvolge, fa provare emozioni. Non penso nemmeno si ponga il problema di chi l’abbia scritto, perché l’abbia scritto, se abbia pubblicato a pagamento oppure no, se abbia i requisiti per raccontare quella storia oppure no.
Ognuno dei personaggi potrebbe avere un motivo per fare fuori, spietatamente, un autore che staziona primo in classifica da mesi.
Il bello del libro sta proprio nell’abbinare i vari modi di vedere un libro con i personaggi.
Un gioco agli abbinamenti, quindi, e un viaggio introspettivo nei personaggi, alla ricerca della loro vera natura, scavando nel loro passato, pagina dopo pagina.
Per arrivare a un finale per certi versi scontato, dove non conta più chi sia l’assassino ma che persona diventerà dopo aver realizzato di essere un assassino.
Dopo aver letto il libro ho avuto il privilegio di confrontarmi con l’autore. Essendo, appunto, esordiente volevo capire di più sul suo lavoro, soprattutto su come sia arrivato a maturare certe idee, certe scelte, anche di “architettura” del romanzo (visto che sono sempre più convinta che scrivere un romanzo sia come erigere un palazzo).
Ho potuto anche esprimere le mie perplessità, su alcuni punti che ho trovato, a mio parere, deboli o migliorabili. Il bello di scambiarsi opinioni è che ci si può arricchire senza dover cambiare il proprio modo di pensare, e questo scambio di idee ha aiutato anche me, per quanto riguarda il mio lavoro di editor.
Mi sono informata bene anche su come lavora la casa editrice che l’ha pubblicato (sia per sincerarmi che non fosse a pagamento, sia per capire che tipo di lavoro di editing possa aver ricevuto): ho avuto la conferma che un lavoro di editing è stato fatto, e mi ha fatto piacere notare somiglianze e differenze tra il loro modo di operare e il mio.
Soprattutto mi ha fatto piacere notare, alla base di quanto ho letto nel libro, che la storia brilla di luce propria, nel senso che l’idea è talmente buona da permettere a un esordiente di farsi pubblicare, vendere, e farsi apprezzare nonostante questioni che si potrebbero sistemare, tipiche di ogni esordiente.
Rinnovo quindi i miei complimenti all’autore, sperando davvero che possa presto pubblicarne un altro.
Più volte mi ha ripetuto, durante le nostre discussioni, che teme di scrivere “ciofeche”.. Per fortuna le ciofeche sono altre (e in genere sono frutto di persone presuntuose che non reputano utili altri pareri – e non è assolutamente questo il caso)! 🙂
Chi l’ha letto? Voi cosa ne pensate?
Giovanna
Grazie Giovanna! E’ stato un piacere confrontarmi con te. Su certe osservazioni sai che continuo a mantenere la mia opinione anche se, alla fine, l’editor ha sempre ragione 😉
L’editor non sempre ha ragione.. 😀 Ti aspetto con il secondo romanzo (guai a te se non lo scrivi)!