Lezione 11 – L’ambientazione

Ciao a tutti! Oggi parleremo di ambientazione, ovvero dove far muovere i vostri personaggi!

La storia che progettate di scrivere deve essere in armonia con l’ambiente dove si svolge e con i personaggi che le danno vita. L’ambiente in cui si muovono i personaggi della storia corrisponde all’unità di luogo, al “where”, cioè al dove delle 5 W ormai note, tanto usate nel giornalismo. Riuscire a visualizzare l’ambiente permette di creare uno sfondo per l’azione e, inoltre, definire il genere a cui appartiene l’opera che si sta scrivendo. Per esempio, se la vicenda si svolge “in una notte buia e tempestosa” il lettore sa già dalla prima riga che si trova in una storia gotica, di brivido, di terrore: si aspetterà fantasmi, apparizioni, spaventi, forti emozioni.

Non sempre però a una certa ambientazione corrisponde automaticamente un tipo di narrativa. L’autore potrebbe anche creare uno sfondo iniziale per sviare il lettore o nell’intento di fare una parodia. Proprio l’incipit appena citato viene usato umoristicamente da Schultz nelle famose strisce di Charlie Brown e Snoopy. Tuttavia, una cosa è certa: il rapporto tra i personaggi e l’habitat in cui agiscono è molto stretto.

Per uno scrittore, la scelta dell’ambiente è spesso inconscia, quasi automatica. Sappiamo tutti che certi ambienti favoriscono determinate situazioni e che, allo stesso tempo, alcuni eventi si verificano solo in particolari luoghi. Sappiamo anche come è importante, nella vita, scegliere il miglior ambiente possibile per una vacanza, per la scuola, per il lavoro e così via. Tutti desideriamo un luogo dove poter vivere in armonia con la nostra personalità, non importa se parliamo di una stanza della nostra casa, della città in cui viviamo, della campagna, se è più consone alla nostra natura. Nei limiti delle possibilità di scelta, ognuno cerca di creare intorno a sé un ambiente che risponde alle proprie esigenze e al proprio modo di essere. Vale lo stesso discorso ovviamente anche nel caso di personaggi fittizi. Ma il problema, in letteratura come la vita, è che non sempre c’è la possibilità di scegliere e di inserirsi nell’ambiente desiderato. Se ciò nella vita può causare difficoltà e dispiaceri, in letteratura può costituire un elemento di tensione drammatica cruciale per dare luogo al conflitto, elemento indispensabile in una narrazione. Quante storie di alienazione sono state scritte nel secolo scorso! Il verbo alienare, il cui significato primario era trasferire o allontanare, nella cultura contemporanea ha ampliato le sue accezioni, fino a indicare la condizione umana nell’era industriale e tecnologica, dove l’individuo si riduce oggetto, privato della sua autenticità e prigioniero di un ambiente sempre più disumano.

Le grandi metropoli, dove si può morire per strada nell’indifferenza generale, sono il luogo per eccellenza di romanzi incentrati sull’alienazione dell’uomo moderno: si pensi al romanzo di Bret Easton Ellis, American Psycho, il cui protagonista Patrick Bateman è un top manager di successo, ricco sfondato, circondato da donne e da ammiratori, che uccide senza pietà, completamente alienato nei suoi rapporti artificiali con i numerosi ma insulsi conoscenti. Il dialogo, in questo libro, riflette l’assoluta banalità della comunicazione che avviene fra i personaggi. Si parla solo di vestiti, ristoranti e programmi televisivi e il contenuto umano è pressoché zero. Pur violentissimo, il romanzo è una lucida, agghiacciante esposizione delle conseguenze estreme a cui l’alienazione può portare una persona in un ambiente dove l’uomo è ridotto a un semplice manichino. Non c’è da meravigliarsi che il protagonista spogli le sue vittime e le smembri per vedere come sono fatte dentro. In realtà, con questo rituale cerca di entrare in un mondo che non riesce in nessun altro modo a conoscere. Si potrebbe avanzare qualche dubbio sull’uso della parola American nel titolo, dal momento che romanzo ha luogo a Manhattan, che non rappresenta certo tutta l’America. Ma, ovviamente, con americano l’autore non intende definire uno spazio geografico, ma un tipo di realtà. Come tale, si riferisce non soltanto a New York o all’America ma a tutto il mondo occidentale urbano. Una cosa è certa: la storia di Patrick Bateman non potrebbe essere ambientata in un altro luogo né in un altro tempo. Altre storie di tipo diverso si svolgono necessariamente in altri ambienti. La fiaba di Biancaneve e i sette nani non potrebbe essere ambientata nella moderna New york. A meno che non si voglia creare un effetto di contrasto tra un tipo di personaggio e un mondo che non gli si adatta per niente.

È questa è un’idea sempre fresca per vedere (o immaginare) cosa succede quando l’anima di un personaggio trasmigra in un ambiente insolito. Anche questa sorta di alienazione è stata sfruttata spesso in letteratura e in altre forme di narrativa, E risponde, più o meno per gioco, alla domanda del personaggio: Ma io che ci faccio qui?

Molte storie di fantascienza, ricche di viaggi tanto impossibile quanto affascinanti nello spazio e nel tempo, offrono l’occasione di spostamenti e radicali dove il protagonista si ritrova decisamente fuori luogo. Anche il conosciutissimo Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll è fondato tutto sullo straniamento dell’ignara protagonista che, per seguire un coniglio nella sua tana, finisce improvvisamente catapultata in un ambiente diverso da quello a cui è abituata. E nel prosieguo della storia è proprio l’ambiente, più di qualsiasi altra cosa, a fornire il senso drammatico alle vicende e al personaggio di Alice.

 

Un’immagine è una figura, un ritratto, qualcosa che può essere osservato come se fosse lì davanti agli occhi. Per esempio, una figura che si guarda allo specchio e un’immagine, perché anche se non la possiamo realmente vedere possiamo raffigurarla con l’occhio dell’immaginazione. Una figura che si guarda allo specchio può quindi essere vista come la metafora della persona sola con se stessa, del concetto stesso di alienazione o, ancora, della condizione di chi è incapace di amare qualcuno al di fuori di sé. Nella letteratura non esiste una corrispondenza unica e invariabile per ogni immagine metaforica. Molto dipende dal contesto, dall’epoca, dalla società e dalla cultura in cui l’immagine viene inserita. Inoltre, ogni lettore può percepire soggettivamente diversi significati nelle immagini, oppure non vedervi niente più che il suo significato primario o letterale. Non c’è, e forse un bene che non ci sia, un’autorità ultima che possa imporci di tradurre un’immagine in metafora, o dirci quale significato dare a una descrizione puramente visiva. Il bello della lettura come sport attivo sta nel fatto che la ricchezza di un testo letterario risiede non soltanto nel testo in sé, ma nello stimolo all’immaginazione che produce in chi legge. Far vedere e saper vedere tra le righe – insisto ancora su questo tasto – è l’unico modo sia per lo scrittore sia per il lettore, di fare della letteratura qualcosa di vivo, con cui comunicare e da cui trarre nutrimento personale. È importante imparare a leggere tenendo presenti entrambi i livelli – quello letterale è quello metaforico – perché in tal modo si potranno distinguere le descrizioni significative dai semplici riempitivi. Come scrittori, si spera, avrete la capacità di arricchire i vostri racconti con vere descrizioni, significative per il lettore. Questa esortazione vale per qualsiasi aspetto della costruzione narrativa, ma in particolare per la descrizione d’ambiente. Purtroppo spesso questo dovere viene vissuto dallo scrittore come un fastidioso compito da svolgere per forza, e c’è quindi il rischio che lo faccia in maniera affrettata, meccanica e poco convinta. Ma se non c’è convinzione nell’autore, anche il lettore troverà la descrizione inutile e deciderà con ogni probabilità di ignorarla. Invece non dovrebbe essere così. Un ambiente ha sempre un significato, che può essere caratterizzante, simbolico o semplicemente emotivo, e l’autore dovrebbe cogliere l’importanza, per poterla trasmettere al lettore.

Qualunque storia abbiate deciso di scrivere, fate attenzione all’ambiente fisico che circonda i personaggi. La caratterizzazione dell’ambiente è come lo sfondo per un quadro: il lettore dovrebbe sempre poterlo percepire dietro ai personaggi. Non c’è bisogno di compiere scelte clamorose per ottenere questo effetto, ma è necessario prima di tutto mettere a fuoco i dettagli più importanti, presentandoli con immagini piene di significato che siano in grado di far breccia e lasciare un segno nella nell’immaginazione del lettore. La scena e l’ambiente in cui si svolge la storia devono essere mostrati come due parti integranti e fondamentali del testo. Se l’ambientazione della storia che state scrivendo non appare particolarmente significativa, potete fare due cose:rinunciare a quella che avete scelto, evitando di annoiare il lettore, oppure renderla significativa, trasmettendo all’ambiente la personalità e lo stato d’animo degli stessi personaggi. L’ambiente è uno di quegli aspetti che non sempre è possibile determinare con esattezza quando si comincia a scrivere una storia. Potete benissimo lasciare qualche riga bianca, nella prima stesura di una narrazione, al posto della descrizione dello studio o della cucina dee vostro protagonista. Dopo averlo caratterizzato a fondo potete tornare indietro e riempire a ragion veduta lo spazio vuoto. E vi accorgerete che il personaggio si troverà a suo agio, perfettamente calato nel giusto ambiente.

Per capire meglio cosa intendo, eccovi due esercizi:

  • Pensate a un personaggio che conoscete abbastanza a fondo e fate in modo che il luogo in cui si muove riveli la sua situazione e il conseguente stato d’animo. In altre parole, fate in modo che la sua storia si possa conoscere non attraverso le vostre rivelazioni, ma grazie esclusivamente alla descrizione significativa di dettagli dell’ambiente. Per aiutarvi vi basta guardarvi attorno: quali sono i dettagli significativi del vostro ambiente che rivelano qualcosa di voi? Se esistono per voi, allo stesso modo il personaggio che immaginate dovrà muoversi in un posto che dica qualcosa del suo stato d’animo e della sua situazione particolare.
  • Ogni cucina ha un suo odore caratteristico: sceglietene uno che conoscete bene e trasferitelo visivamente attraverso un’immagine dell’ambiente e degli eventuali personaggi presenti nella stanza. Fate in modo che l’odore si “senta” senza che voi lo definiate apertamente.

 

Dove state ambientando la vostra storia? Come sempre, aspetto i vostri commenti e esercizi!

Giovanna

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