A tutti, nessuno escluso, sarà capitato di trovarsi di fronte a una persona senza avere il coraggio di dirle quello che si prova. Il nuovo libro di Marco Bonini parte proprio da questa considerazione, e non è un invito o un consiglio, ma un ordine categorico, che andrebbe seguito. Meglio rischiare una figuraccia o un rifiuto piuttosto che vivere con il rimpianto. Alle volte però le lezioni si imparano con le maniere forti, come accade a Sergio, uomo di acciaio, completamente incapace di esprimere sentimenti e gesti di affetto. Un infarto gli resetta la memoria, e al suo risveglio si ritrova un uomo dolce, premuroso, pieno di affetto. Il figlio Marco, che di riflesso ha assorbito questo modo di vivere asettico e senza amore, rimane perplesso di fronte a questo repentino cambiamento: saprà farne tesoro?
Inizio con lo spendere due parole per l’autore: Marco Bonini (1972) è nato a Roma, vive a Roma e ci tiene a precisare di essere romano da cinque generazioni da parte di padre e nove da parte di madre. Laureato in filosofia, ha studiato per diversi anni danza classica e moderna prima di dedicarsi alla recitazione. Attore e sceneggiatore, scrive per il cinema e la televisione. Nel 2015 ha firmato con Edoardo Leo la sceneggiatura del pluripremiato Noi e la Giulia, vincitore di due David di Donatello, due Nastri d’Argento e del Globo D’Oro della stampa estera come migliore commedia dell’anno. È tra i protagonisti della fortunata trilogia di Sydney Sibilia, Smetto quando voglio. Questo è il suo primo libro (cit. Il Libraio).
Il suo libro si chiama Se ami qualcuno dillo, è pubblicato da Longanesi (che ringrazio per avermi inviato una copia), ha 272 pagine e costa 17,60€.
Pur essendo il suo primo libro, Marco è uno sceneggiatore e attore, quindi non certo un pivellino in fatto di scrittura: ma come è la scrittura di una persona che scrive per altri canali? Come è la scrittura di una persona che nella propria vita ha interpretato altre vite, altri ruoli? Spesso si tende a giudicare il lavoro di persone famose come poco interessante perché fino ad ora hanno sempre fatto altro, come se la scrittura fosse un mestiere per anime dannate che stanno rinchiuse tutto il giorno a scrivere. Io penso che Marco abbia deciso di scrivere nel momento in cui ha capito come gestire questo enorme bagaglio di esperienze, che alle volte può essere difficile da gestire. Lo si percepisce dalla scelta stilistica, dall’uso sapiente della prima persona, dai pochissimi dialoghi, dal fatto che – durante la lettura – lo si immagina proprio lì, vicino a te, con la sua voce, a raccontarti ciò che stai leggendo. Forse non è un caso che il protagonista si chiami proprio come lui. Una scelta stilistica che ho trovato coraggiosa in un esordiente (dato che è il suo primo romanzo), che ai più superficiali potrebbe apparire noiosa, poco scorrevole, difficile da seguire: io spero invece diventi il suo punto di forza, perché è raro trovare chi investe molto su questo. Lo dico sapendo quello che dico, dato che il mio lavoro consiste proprio nel leggere e valutare manoscritti, e raramente si trovano esordienti che non hanno paura di mostrare precise scelte stilistiche.
La storia è altrettanto interessante: non è un romanzo dove accadono milioni di fatti, ma con una scelta stilistica del genere, non si potrebbe fare diversamente. È un romanzo intimo, introspettivo, che analizza una condizione – quella del padre che di colpo diventa un altro – fornendo un insegnamento. È difficile da poggiare giù questo libro, non per i colpi di scena, ma perché ha lo stesso effetto di una carezza amorevole. Ogni singola riga è balsamo per l’anima. Marco, il personaggio, attraverso la voce di Marco, l’autore, mette a nudo ognuno di noi.
È facile immedesimarsi in questo personaggio, perché l’autore dedica grande cura nel presentarlo: anche in questo caso la sua esperienza come sceneggiatore gli ha fatto ben capire l’importanza nel tratteggiare un personaggio, di come siano i dettagli a fare la differenza. Lo stesso discorso vale per il luogo della narrazione – la sua amata Roma (e anche io amo Roma, pur non essendo romana) – che diventa quindi un altro personaggio pronto ad arricchire la storia.
Il lettore, di pari passo con il protagonista, sarà obbligato a guardarsi dentro, a riflettere e domandarsi tante cose, sentendosi per forza di cose una persona diversa a fine lettura. È un romanzo che parla di sentimenti, dal cuore di un uomo che non ha paura di farlo. È quindi un libro per tutti: per chi ha dei rimpianti, per chi pensa di non aver bisogno dei sentimenti, per chi ha desiderio o necessità di provare emozioni. Per chi ha bisogno di non pensare alla sua vita, ma anche per chi ha bisogno di fare ordine nella sua vita. Un libro da regalare, ma soprattutto da regalarsi. Da leggere e rileggere, ogni volta che ci si sente intrappolati dalla paura di provare emozioni. Non c’è nulla di più sbagliato, e Marco ce lo dimostra.
Una copia del libro verrà regalata a uno di voi tramite il giveaway sulla mia pagina Instagram.
Giovanna
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