Daniele Autieri – Professione Lolita

Recensione di Alessandra Nofi

Professione Lolita appartiene a quella serie di libri poco conosciuti, ma bellissimi. Ammetto di averlo acquistato molti anni fa, da brava vittima del marketing, solo per il titolo. Avevo appena finito di leggere Lolita del mio amato Nabokov e non ero ancora pronta ad abbandonare il suo personaggio. C’è qualche punto in comune tra questo libro ed il grande classico della letteratura russa? Sicuramente. Cambiano il luogo ed il tempo, ma l’oggetto di seduzione rimane lo stesso, la categoria è la medesima. Daniele Autieri si preoccupa di descrivere la Roma contemporanea degradata, una città piena di segreti ed azioni losche e illegali, il tutto attraverso una narrazione corale, che intreccia molteplici punti di vista. Il filo che lega ogni personaggio è il fatto che siano tutti minorenni; ognuno di loro sfida la legge e la morale comune, affidandosi a persone adulte e potenti, che saranno poi i loro rispettivi carnefici.

Jenny e Lalla sono due amiche che si prostituiscono solo in cambio di soldi, che useranno poi per comprare la cocaina. Fairy è la tipica adolescente che non accetta il proprio corpo e decide di dimagrire sempre di più fino a scomparire, oppure finché non troverà qualcuno che la apprezzi. Un giorno incontra un fotografo disposto ad adulare il suo corpo, ma questa è solo un’ennesima trappola volta ad adescare una minorenne. Per l’uomo, Fairy è solo un feticcio sessuale, una fotografia utilizzata per accumulare denaro e appagare le proprie voglie perverse. Malphas (non a caso il nome di un demone) invece, è attratto dalle lame: la sua è un’attrazione sadomasochista: un istinto al suicidio ed un altro all’omicidio. Ma gli adulti che vogliono cibarsi della loro debolezza non sono tutti dei predatori affamati di carne giovane e denaro. Ci sono anche gli uomini buoni, che si battono per la giustizia: Eugenio Marchesi, carabiniere a capo delle investigazioni criminali perquisirà ogni quartiere di Roma e finalmente giungerà sulle orme di Lalla, Jenny, Fairy e Malphas provando a salvarli. Le strade rappresentano uno scenario fondamentale, simbolo di sicurezza, di appartenenza ad un luogo, ma anche sinonimo di perdizione e voglia di riscattarsi. Sulla strada ti confronti con gli altri, emergono i disordini e le divergenze sociali, perciò hai bisogno di renderti evidente, di sentirti unico. A volte però questa singolarità equivale alla superiorità e alla cattiveria, un climax generato dalla competizione.

Questo libro è consigliato a chi non ha paura di scoprire l’altra faccia della medaglia, quella della violenza e della corruzione, a chi non teme le parole crude e veritiere, che a volte mietono sangue. A chi ama vestire i panni degli altri – che in questo caso sono molti – ma non si tira indietro quando si ritrova ad empatizzare con i malfattori. Questo romanzo è capace di porre il lettore di fronte all’evidenza, una realtà che tutti conoscono, ma a cui nessuno osa avvicinarsi. Amerete le descrizioni psicologiche dei personaggi, ritratti in una Roma cupa, in decomposizione. Amerete ritrovare il gergo romano, perché in questo caso serve a restituire meglio la veridicità degli eventi, perché questo non è solo un racconto, questa è la nuda e sporca realtà e deve essere rivelata e affrontata, non più taciuta.

Chi tace è un codardo, invece l’autore grida contro l’iniquità e la sopraffazione e pretende il riscatto dei deboli e la punizione per i forti. “Si vis pacem, para bellum”.

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