Sono sempre stata quello che si definisce un “animale notturno”, ovvero una persona che dà il meglio di sé a notte fonda. A differenza del mio compagno o di mio padre, ad esempio, che alle 5 sono già belli pimpanti in piedi, e alle 8 hanno già fatto una marea di cose, io mi sveglio verso le 7, ma connetto il cervello solo verso le 11, e dopo abbondante colazione. Magari poi la giornata la rendo produttiva, ma i momenti di massima produttività arrivano con il calare delle tenebre.
Tutte le decisioni importanti della mia vita le ho prese di notte, a cominciare dal cambiare il corso universitario, al chiudere alcune relazioni, passando per decisioni lavorative, come il licenziarmi dall’unico posto di lavoro che abbia mai avuto con contratto a tempo indeterminato. E devo dire che tutte queste decisioni notturne si sono rivelate azzeccate, anche se a leggerle non si direbbe.
Anche il blog l’ho aperto di notte, e molti degli articoli che voi leggete a orari “normali”, sono scritti di notte. Al momento la notte è anche una scelta obbligata, dato che buona parte della mia giornata la dedico a mio figlio, come è giusto che sia. Ma non mi pesa affatto fare le ore piccole così, sebbene poi l’indomani ci sia mio figlio che alle 7 circa viene da me con libri e pupazzi per giocare, eheheh! Diciamo che una mamma è per natura portata a dormire poco, e io faccio di necessità virtu.
Credo però che questa mia predisposizione alle ore notturne derivi anche dal fatto che di notte si è necessariamente soli, e con soli non intendo solo in casa: tutto il paese dorme, non si sentono rumori, voci, macchine.. Tutti suoni che occupano la mente e tolgono spazio ai pensieri. Nello specifico di questo weekend, questo senso di solitudine è dato anche dal fatto che per una serie di circostanze sono senza bimbo (da mia suocera) e senza compagno (in viaggio). Sempre per una singolare coincidenza non c’è nemmeno mia mamma (torna domani), con la quale di norma passo buona parte delle giornate. Una condizione che non credo si sia mai avverata, e che dopo un anno di convivenza forzata da covid, onestamente sto apprezzando. Una condizione che anche il mio essere mamma difficilmente ti permette, perché anche se c’è occasione di mandare il bimbo dai nonni, mi manca come l’aria e non sempre ci riesco.
Ma non sono affatto una di quelle persone che deve sempre stare in compagnia, o appiccicata al compagno. Non sono nemmeno quella persona che quando ha un problema chiama subito gli amici per cercare conforto. A me piace stare da sola, e piace pensare con calma e lucidità ai miei pensieri. Poi cerco anche il supporto degli amici, il conforto del compagno, ma ho proprio bisogno – ogni tanto – di avere del tempo per stare da sola, e onestamente questa cosa la reputo una qualità. Ho mille difetti, ma sono una persona indipendente. Se si impara a stare bene con se stessi non si avrà mai bisogno vitale di qualcun altro. Non ci si sentirà mai soli o spaesati, incapaci di decidere. Non si avrà mai paura del rumore dei propri pensieri. Forse anche questo aspetto mi riconduce a un animale notturno, che tipicamente sono soli e silenziosi. Mi vengono in mente i pipistrelli che vedo adagiarsi in piscina d’estate, o i gufi che stanno appollaiati su un ramo. Da soli.
In letteratura ci sono tanti capolavori che hanno come protagonista la notte: uso proprio il termine protagonista, e non parlo invece di tempo della narrazione perché è proprio la notte a spingere gli altri protagonisti nelle direzioni che poi prenderanno. Magari farò un post dedicato, se l’idea vi piace. E sono sempre tanti gli scrittori che confessano di scrivere di notte. La notte, insomma, non è magica solo per me..
Daniele, un mio amico e scrittore, si è tatuato “animale notturno” sul braccio.

Gli ho chiesto il perché di quella scritta: mi ha risposto che per lui ha un significato molto profondo, legato a uno stato d’animo e non a qualcosa di concreto. L’ho visto in difficoltà e se vogliamo anche un po’ in soggezione all’idea di spiegarmi quel tatuaggio. Avrei tanto voluto dirgli che forse ho capito a cosa si riferisse, e che anche io di notte divento un’altra persona. Divento la persona che vorrei essere anche durante il giorno, lucida, cosciente, ottimista e piena di energia, convinta che basti davvero una luce diversa per mettere tutto a fuoco. Di giorno di luce ce n’è fin troppa, e spesso non fa vedere nulla.
Daniele, a testa in giù in questa foto, ci ricorda che la vita è tutta una questione di prospettive, punti di vista, messe a fuoco. E che alle volte basta solo cambiare una di queste cose per cambiare tante altre cose. Che il buio può illuminare più della luce. E che come il giorno e la notte si alternano senza sosta, anche i momenti difficili vengono allontanati dai momenti felici. Che quello che per alcuni può sembrare una cosa negativa, per te può essere una cosa positiva. Ma soprattutto c’è un lato positivo in tutto, anche nella notte più buia. Basta cercarlo.
Di notte si è soli, e si è avvolti da un’atmosfera diversa, priva dei suoni della giornata e del frastuono tipico della vita: due elementi necessari per vedere le cose con nuovi occhi, a cominciare da se stessi. Poi magari di giorno i nostri pensieri notturni ci sembrano delle sciocchezze, ma solo per il fatto di averli fatti, non saremo più gli stessi. Provare per credere.
Per quanto queste considerazioni possano sembrare banali (come spesso mi capita nel mio diario di bordo, ma qui parlo davvero a ruota libera), mi faceva piacere condividerle con voi, soprattutto con chi è ancora sveglio. Se con questo articolo sarò di compagnia o di supporto anche a solo uno di voi, posso ritenermi ancora più soddisfatta: la notte in questo caso avrà portato a un altro risultato, del tutto inatteso.
Giovanna
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