Nel caso del libro di cui sto per parlarvi, arrivo tardi. Lo so bene, soprattutto perché nel frattempo se ne è parlato tanto, e mio malgrado ho letto tanto in merito. Arrivo tardi, tanto è stato già detto, ma ci tengo comunque a dire la mia.
Atti osceni in luogo privato è un libro del 2015, pubblicato da Feltrinelli. È entrato in casa mia un anno dopo. L’ho comprato con le periodiche promozioni, quelle che ti permettono di comprare due libri a 9,90 e che ormai fanno tutti gli editori. Ricordo che l’ho preso in una sessione di shopping consolatorio, non avendo idea che stava già diventando un caso letterario. Ricordo anche di essermelo portato in vacanza l’anno successivo, ma mi sono decisa a leggerlo solo quest’anno, poco prima di partorire. Ci sono molto affezionata quindi, ma il mio giudizio ovviamente non è influenzato da tutto ciò.
Non è stato nemmeno influenzato da tutto ciò che ho letto in merito, perché come dicevo prima, volente o nolente, in Rete si è tanto parlato di questo libro.
Ma andiamo con ordine.
L’autore è Marco Missiroli, giovane scrittore che ho avuto il piacere di incontrare ogni tanto in redazione al Corriere. È autore di numerosi libri, quasi tutti vincitori di qualche concorso. Ed effettivamente, appena ho iniziato la lettura, ho subito notato questa cosa: Missiroli è uno che sa scrivere. Con questa affermazione intendo dire che la sua scrittura spicca, si fa notare. E quel tipo di scrittura che – in un classico esercizio di scuola di scrittura – a volerla rimaneggiare per renderla più bella, si fa fatica. Soprattutto è quel tipo di scrittura che fa emergere un libro nel mare infinito di libri disponibili in commercio. E, a mio personalissimo parere, è anche quella scrittura che fa rendere un libro degno di lettura, a prescindere dal contenuto. Una sorta di piacere per gli occhi, al pari di una scultura del Bernini.
È quel tipo di scrittura di cui è conscio soprattutto l’autore. Capita spesso di leggere libri scritti bene dove il potenziale personale dell’autore non è sfruttato al meglio. Missiroli è uno che SA di scrivere bene, e anche questa consapevolezza, secondo me, fa la differenza. Missiroli sa di scrivere bene, sa cosa può raggiungere con la sua scrittura, e la sfrutta al meglio.
In questo libro la trama non è rilevante, infatti mi appresto a darvi poche informazioni in merito: il protagonista si chiama Libero Marsell, ed è un ragazzo come tanti, intento ad affrontare una sfida che tutti devono affrontare, chiamata vita. Ho letto tante recensioni dove si parla di Libero che scopre cose, che affronta cose. In altre recensioni ho letto che è la scoperta di Libero del sesso. In altre ho letto che Libero non fa altro che fare sesso. Nel momento in cui si prova a riassumere il contenuto del libro però, si va a manomettere il delicato ma sapiente lavoro dell’autore. Si può solo dire che Libero affronta la vita.
Si potrebbe fare un’analisi sull’intreccio, provare a elencare le varie fasi della vita del protagonista, chi conosce, chi va e viene dalla storia, ma sarebbe – appunto – un elenco. Un elenco difficile anche da ricordare: io stessa, pensando al libro, non ricordo precisamente tutto. Ricordo però delle immagini, molto forti, ben stampate nella mia mente, frutto della sapiente scrittura di cui dicevo prima.
Eccolo qui quindi il primo potenziale della scrittura di Missiroli: trasformare in immagini fortissime, vive, reali, quasi fossero ologrammi in grado di materializzarsi di fronte a voi, delle semplici situazioni di vita. Se penso al libro, di fronte a me compaiono scene intere, con profumi, odori, persone che si muovono, con il loro carico emotivo che ti gira intorno fino a stordirti.
Ci sono rimasta male infatti quando in una recensione ho letto tutto il contrario, perché al di là del gusto personale legato alla storia e ai fatti narrati, questa trasformazione dal testo alle immagini è obiettiva, impossibile da non notare. Non voglio fare spoiler, ma a un certo punto, Libero conosce una figura chiave nella storia durante un pranzo di Natale, e a mio parere quel momento, la descrizione di quel personaggio, coincide con la sublimazione della scrittura di Missiroli, che da semplice scrittore diventa regista, pittore, scultore, sceneggiatore. Tutto nello stesso momento. Probabilmente è la scena che ricorderò nel tempo, pensando a questo libro, con la certezza che difficilmente la dimenticherò.
Ho letto anche che Missiroli ha usato lo stratagemma del sesso per far parlare del suo libro e per farlo vendere. Ho visto il suo testo paragonato alle sfumature di grigio. Nel libro c’è tanto sesso effettivamente, ma anche in questo caso, Missiroli SA di muoversi in un terreno scomodo, in grado di attirare critiche.
Missiroli accetta di vedersi etichettato come un autore di romanzi erotici. Accetta di veder paragonato il suo testo alle sfumature. Missiroli SA che tutto ciò è inevitabile. Missiroli decide in maniera estremamente lucida di affidare alla gente il suo libro, sapendo che non tutti lo capiranno. Sapendo che ognuno darà la sua interpretazione.
In più interviste Missiroli prova comunque a spiegare da cosa nasca questo libro, perché è presente tutto quel sesso, sapendo però che ogni spiegazione aggiunta è una manomissione al suo lavoro, come vi dicevo prima. Non credo che Missiroli avrebbe dato spiegazioni se non fosse stato interpellato, e mi fa piacere vedere comunque tantissime recensioni di varia natura, a riprova che ognuno ci vede quello che vuole.
E in quest’abbondanza di recensioni arriva anche la mia, con il mio personale punto di vista e la mia personale opinione in merito. Non so se Missiroli la leggerà mai, se avrà piacere o meno di confutarla o validarla. Non credo nemmeno gli interessi farlo.
In molti lo hanno definito romanzo di formazione. Mi aggrego anche io a questa etichetta ma solo perché a fine lettura ognuno, in base al proprio bagaglio di esperienza, sensibilità, educazione, cultura, ci trae una conclusione, una reazione. C’è chi dice che sia solo sesso, chi lo trova bellissimo, chi apprezza solo alcune cose: tutte reazioni legittime e da rispettare. Ma generare una reazione in un lettore, non è compito facile. Missiroli SA che nel momento in cui un lettore ha una reazione, il suo scopo è stato raggiunto.
Si pensa ai romanzi di formazione come una storia in cui il protagonista affronta chissà cosa: chi mi conosce sa che io amo molto Narciso e Boccadoro, definito il romanzo di formazione per eccellenza. Le sue peripezie sono molto avventurose. Libero invece osserva i genitori, li vede separarsi, si fidanza, si lascia, inizia varie relazioni più o meno coinvolto. Cose banalissime, che ognuno di noi ha provato. È impossibile non immedesimarsi. Il sesso che descrive è tanto ma a pensarci bene non è nulla di assurdo. Sono esperienze normali, descritte con bravura a tal punto da trasformarle in qualcosa di non osceno. Penso che nessuno di noi definirebbe il sesso in generale come qualcosa di osceno, di vergognoso, anche se il sesso rimane una di quelle cose che tutto il mondo fa ma si fa fatica ad ammetterlo. Missiroli in una sorta di auto-giustifica chiama il libro proprio Atti osceni in luogo privato: il sesso tra i personaggi avviene sempre in contesti privati, chiusi, al contrario dei condannabili atti osceni in luogo pubblico. Essendo in luogo privato non dovrebbero urtare nessuno, nemmeno il lettore che – pur essendo appunto fuori dalla storia – sa benissimo in realtà di essere lì con loro, coadiuvato anche dallo stile dell’autore in grado di trasformare il testo in immagini vive.
Per questo motivo non penso che gli atti osceni che cita nel titolo siano gli episodi di sesso. A mio parere penso che gli atti osceni cui si riferisce, che vuole proteggere dicendoci che sono atti che avvengono in luogo privato, siano semplicemente i momenti di maturità del personaggio. È un messaggio tra le righe, il suo. Missiroli ci sta dicendo di cercare, tra il sesso e la vita, i momenti in cui Libero è solo con sé stesso, alle prese con emozioni e sentimenti nuovi. Ci sta dicendo di notare i momenti in cui prende consapevolezza di qualcosa, una consapevolezza che l’aiuterà anche a prendere decisioni future. Sono questi i momenti che reputo intimi, a cui mi crea disagio assistere. Sono questi i momenti in cui il mio coinvolgimento emotivo è massimo. Vedo proprio l’anima di Libero, lo vedo mostrarci i suoi sentimenti e in preda a quelli decidere. Il voyeurismo in questi momenti è massimo, perché come lettore non posso fare proprio nulla per intervenire. Posso sedermi e guardare. E finché si pensa che il sesso sia la massima espressione privata della condizione umana, libri del genere verranno ricordati solo per la presenza di queste scene. A togliere vestiti siamo bravi tutti. Ma rimanere nudi, è tutto un altro discorso.
Penso che tutta la vita sia una sorta di infiniti atti osceni in luogo privato, dove con osceno intendo qualcosa che va a urtare la sensibilità di chi guarda. Nel bene e nel male.
Giovanna
Anche questo è un libro che rimane ben stampato nella mente: https://wwayne.wordpress.com/2020/08/23/un-sogno-da-realizzare/. L’hai letto?
No, non lo conoscevo, lo metto subito in wishlist, grazie! 🙂
Allora sono onorato di avertelo fatto scoprire: è un capolavoro. Colgo l’occasione per dirti che mi sono appena iscritto al tuo blog. Grazie a te per la risposta! 🙂
Benvenuto, sono molto contenta!