Giulio Mozzi – Le ripetizioni

Ci sono alcuni libri che rientrano in una categoria ben precisa, sebbene non esista ancora una parola per definirla. Parlo di quei libri che, a fine lettura, ti lasciano il dubbio di trovarti di fronte a un capolavoro indiscusso o a un testo assurdo, senza il minimo significato. Dubbio che ti accompagna magari per anni, facendoti riflettere ancora e ancora su quanto letto.

Posso tranquillamente infilare in questa categoria Le ripetizioni, di Giulio Mozzi. Pubblicato da Marsilio, è uscito nel 2021, aggiudicandosi anche una candidatura al Premio Strega. Ve ne parlo dopo più di un anno proprio per aver voluto concedere al dubbio di cui sopra del tempo, per cercare di elaborare al meglio i miei pensieri e provare a darvi una recensione che renda chiaro il mio pensiero.

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Domenico Starnone – Confidenza

Recensione di Alessandra Nofi

Quanto può essere compromettente rivelare un segreto a qualcuno, o farselo raccontare? Quanto può essere pericoloso sapere e dire la verità? I due protagonisti di Confidenza, Pietro e Teresa, ce lo dimostrano attraverso la penna schietta di Domenico Starnone. Questo è stato il mio primo approccio con l’autore, e sicuramente recupererò anche altro, dato che il libro in questione è il terzo di una trilogia formata anche da: Lacci e Scherzetto.

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Lorenza Gentile – Le piccole libertà

Sono stata a Parigi due volte, nel 1994 e nel 2000, ed entrambe le volte sono stata pervasa da una moltitudine di sentimenti e sensazioni, che in pochissime altre città ho rivissuto. Non saprei bene spiegare perché: un po’ per l’oggettiva bellezza del posto, un po’ per l’atmosfera che solo un fiume che taglia una città sa regalare, un po’ per il via vai di persone, che a me sembravano sempre allegre e in procinto di fare qualcosa di importante. Ma Parigi è nel mio cuore, e sogno di tornarci presto.

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Daniele Autieri – Professione Lolita

Recensione di Alessandra Nofi

Professione Lolita appartiene a quella serie di libri poco conosciuti, ma bellissimi. Ammetto di averlo acquistato molti anni fa, da brava vittima del marketing, solo per il titolo. Avevo appena finito di leggere Lolita del mio amato Nabokov e non ero ancora pronta ad abbandonare il suo personaggio. C’è qualche punto in comune tra questo libro ed il grande classico della letteratura russa? Sicuramente. Cambiano il luogo ed il tempo, ma l’oggetto di seduzione rimane lo stesso, la categoria è la medesima. Daniele Autieri si preoccupa di descrivere la Roma contemporanea degradata, una città piena di segreti ed azioni losche e illegali, il tutto attraverso una narrazione corale, che intreccia molteplici punti di vista. Il filo che lega ogni personaggio è il fatto che siano tutti minorenni; ognuno di loro sfida la legge e la morale comune, affidandosi a persone adulte e potenti, che saranno poi i loro rispettivi carnefici.

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Emiliano Gucci – Un’inquilina particolare

Recensione di Alessandra Nofi
Tutto ha inizio con una rapina.
Da qui le vite di Giovanni e Lù, i due protagonisti di questo romanzo, sono destinate ad incrociarsi: i due si
ritroveranno ad essere coinquilini, quasi per imposizione. Sin da subito questo romanzo appare scorrevole
per quanto riguarda il linguaggio (semplice e colloquiale) e la struttura, con capitoli brevi intitolati in modo
tale da preannunciare il loro contenuto.

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Gianluca Calvino – Se questo è un valzer

Recensione di Paquito Catanzaro

Atipico. Credo sia questo il modo migliore per recensire Se questo è un valzer, il nuovo romanzo di Gianluca Calvino edito da Homo Scrivens per la collana Dieci.

Atipico perché l’autore presenta un giallo sui generis: un romanzo nel quale l’ironia – talvolta feroce – dei personaggi è l’autentico punto di forza.

Tre le voci narranti: quella del commissario Marcello Orlando, ligio al dovere ma in un modo tutto suo. Porta avanti l’indagine sull’omicidio di Vetril – un nordafricano che porta sempre con sé un tergicristalli manuale – tra una lite con la moglie e un’interminabile partita a scacchi online (tra un attimo tornerò sull’argomento!); poi Camilla, studentessa universitaria che proprio non riesce a cavarsela col francese (sia scritto che parlato), abituata a ripetere ossessivamente qualsiasi concetto (creando degli spassosi siparietti col lettore). Infine una terza persona che fa da collante tra le storie.

A proposito di storie, Gianluca Calvino presenta i personaggi attraverso cartoline: c’è Riccardo, il sacerdote con un passato da pugile, che porta avanti tra mille difficoltà un centro nel quale “salvare gli ultimi”; ci sono Grazia, Alessio e Roberto, studenti universitari aperti al mondo e alle culture differenti dalla loro; c’è Egidio Conti, personaggio scappato da chissà quale film poliziesco degli anni ’70 per far da spalla (in modo ironicamente impeccabile) al commissario Orlando.

Gli scacchi, dicevamo. Calvino sfida il lettore e lo fa attraverso una partita a scacchi. Mosse ragionate, mai troppo spavalde. Il lettore si sente al sicuro e fronteggia l’autore pagina dopo pagina fino al momento in cui viene sciolto ogni nodo di trama.

Nessun colpo di scena eclatante. Non è necessario. È l’esperienza che porta il narratore ad averla vinta su un avversario al quale non resta che stringere la mano e godersi un romanzo che merita 4 stelline sul 5. Già, quattro su cinque così da costringere (con l’accezione più positiva che si possa dare al verbo) a tornare presto al pc per scrivere un nuovo capitolo di questa saga (suggerisco anche il precedente romanzo “Colpa di chi muore” edito da Homo Scrivens).

Consigliato: agli amanti dei gialli; a chi apprezza una narrazione diretta con dialoghi serrati e dal taglio decisamente televisivo.

 

Paquito Catanzaro

John Williams – Stoner

Ciao a tutti! Come state passando la quarantena? Spero che tante letture stiano allietando queste giornate difficili.. Oggi vi lascio una recensione della bravissima Alessandra, che condivide sempre con grande gioia le sue recensioni con me e con voi lettori! La trovate qui, andate a conoscerla!

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Stoner sembra essere il caso editoriale degli ultimi anni, tanto che una persona è portata a volerne intraprendere la lettura già solo per il successo inglobato dal titolo.

Addentrandosi nelle prime pagine ci si incomincia ad interrogarsi sul perché: la narrazione sembra essere piatta e nulla di eclatante. I personaggi presentati al suo interno danno l’impressione di abbandonarsi alla vita che conducono e al ruolo che ricoprono. Ma la situazione cambia poco prima della metà del romanzo, quando ci si è abituati al ritmo della scrittura di John Williams, e quando l’introduzione di ogni elemento necessario allo sviluppo della trama è già ampiamente superata ed inizia a formarsi un quadro corale che a lungo andare diventa familiare.

William, altrimenti detto Bill Stoner è un ragazzo come tutti gli altri che sceglie di dedicarsi al mondo universitario, sia come studente che come insegnante di letteratura inglese. Si sposa ed insieme a sua moglie da alla luce una bambina. Nulla di aggiunto a ciò che compare sulla quarta di copertina. Dunque,  perché Stoner è un’opera così declamata? La risposta è nascosta proprio nella monotonia e nell’ordinarietà di ciò che viene narrato, nel modo in cui l’autore riesce a discorrere su azioni che ogni giorno vengono date per scontate. John Williams, attraverso le sue parole lancia un messaggio quanto mai sottovalutato: la vita di ognuno di noi è preziosa, qualsiasi cosa accada, qualsiasi strada scegliamo di percorrere. Nel lavoro che Stoner svolge ho scorto tanta passione, dedizione ed amore, a simboleggiare che la letteratura può salvare, ma soprattutto ciò che si ama può salvare. Tuttavia compare una nota d’insoddisfazione, di rimpianto data dal tempo che scorre travolgendo gli avvenimenti e le persone.

La particolarità di questo romanzo è che inizia partendo dalla fine, ovvero tramite un flashforward che anticipa già l’epilogo della storia. Il lettore è quindi suggestionato a voler proseguire la lettura, non per sapere come va a finire, ma per capire in che modo si arriva a quel punto e cosa succede nel frattempo. John Williams è capace a narrare l’intera vita di un personaggio con così tanta facilità e scioltezza, da illuderci che sia altrettanto semplice vivere nella realtà concreta. Ho iniziato questo romanzo col pregiudizio negativo che si ha quando un’opera ha subìto l’influsso dei media. Ma mi sono ricreduta perché una volta chiuso, non riesco ad abbandonare l’idea dei personaggi che ho incontrato e sento di essere affezionata e legata a tutti loro. Non ce n’è uno da dover condannare, in quanto tutti potremmo conoscere Stoner: potrebbe essere nostro padre, nostro figlio, nostro fratello o il nostro professore. Qualora non riscontrassimo somiglianze tra Stoner e qualche nostro conoscente, probabilmente è perché Stoner siamo noi.

All’inizio avrei assegnato 3 stelline su 5 a questo libro, al termine 5, quindi facendo una media, il giudizio finale corrisponde a 4 stelline su 5.

Consigliato soprattutto a chi ha deciso di imboccare la strada universitaria, a chi l’ha terminata e ne sente nostalgia, a chi ama la letteratura (specialmente quella inglese) e a chi si lascia ispirare ogni giorno da essa. Per concludere questa recensione, direi che mi è venuta voglia di leggere Shakespeare! Perciò… vado!

Alessandra Nofi

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